Monkeypox o vaiolo delle scimmie, sintomi e cure
Il virus che causa il vaiolo delle scimmie (in inglese monkeypox) appartiene alla famiglia dei poxvirus. Sono agenti virali a forma ovoidale e fanno parte del gruppo Orthopoxvirus, della famiglia Poxviridae. Sono presenti ovunque nel mondo, e causano varie infezioni sia nell’uomo, sia negli animali. Si dice spesso che alcuni di questi virus non esistano più; quello umano (lo smallpox) è stato in effetti debellato.
Storia del vaiolo delle scimmie
La relativa malattia (cioè il vaiolo) è stata dichiarata eradicata nel 1980, grazie all’impiego su larga scala dei vaccini. Oltre al vaiolo delle scimmie, esiste anche il virus della stessa famiglia che colpisce le mucche, il vaccinia virus.
Già nel Settecento, si osservò che gli allevatori, in particolare i mungitori che contraevano lo smallpox sviluppavano una malattia più lieve, nei sintomi e nel decorso, dei pazienti affetti da vaiolo umano. Questo suggerì ai medici che la familiarità con le mucche avesse in qualche modo contribuito a immunizzare (almeno in parte) quelle persone.
Il vaiolo delle scimmie nell’uomo è una malattia piuttosto rara. Il primo caso di contagio umano risale al 1970, in Africa. Altri episodi sono stati rilevati, già diversi anni fa, negli Stati Uniti, a Singapore, in Israele e nel Regno Unito.
Il primo caso di vaiolo nelle scimmie è stato invece registrato nel 1958.
I cambiamenti climatici spingono gli uomini a spostarsi, invadendo anche gli spazi degli animali, è questa promiscuità, prossimità con alcune specie che contribuisce al contagio, sempre più frequente, soprattutto nelle aree meno ricche della terra.
Il vaccino fatto negli anni Settanta
Il monkeypox che sta creando qualche allarme in Italia e in Europa è collegato al virus del vaiolo umano, sono entrambi parte della stessa famiglia, ma la malattia che provoca è solitamente più lieve.
Presente da diversi anni in alcune zone dell’Africa, è stato isolato anche in Italia, a Roma e in Emilia - Romagna.
Poiché il monkeyvirus ha similitudini nel DNA con lo smallpox, cioè l’agente che causa il vaiolo umano, gli scienziati ritengono che il vaccino somministrato negli anni Settanta possa proteggere le comunità dal contagio. Sappiamo che la campagna vaccinale contro il vaiolo è stata interrotta nel 1981 (in Italia qualche anno prima), perché l’obiettivo di sconfiggere la malattia infettiva era stato raggiunto. Chi ha fatto, in quegli anni, l’antivaiolo dovrebbe essere oggi meno esposto al contagio da monkeyvirus.
I sintomi del vaiolo delle scimmie
- Febbre
- Mal di testa
- Dolori muscolari
- Mal di schiena
- Linfonodi gonfi
- Brividi
- Stanchezza
- Eruzioni cutanee sul viso e sul corpo, con vesciche, pustole e crosticine (entro tre giorni dalla comparsa della febbre).
Come avviene il contagio del vaiolo delle scimmie?
Il virus si può contrarre da animale, da uomo o da oggetto infetto.
La trasmissione in realtà non è semplice; il contatto faccia a faccia con un infetto deve essere prolungato per dare modo al virus di contagiare. Non si tratta quindi di una trasmissione come quella che abbiamo sperimentato con il Sars-Cov-2. Tuttavia, le droplets (goccioline di saliva), i fluidi corporei e le lesioni cutanee sono altri potenziali veicoli di trasmissione.
La differenza da tenere presente è quella che riguarda le forme di vaiolo umana e delle scimmie: la contagiosità è più bassa nel secondo caso, e la malattia che si sviluppa è meno grave. I numeri relativi ai tassi di mortalità parlano da soli: 3-6% per il monkeyvirus e 30% per lo smallpox (Dati Oms).
Cure del vaiolo delle scimmie
Il vaiolo delle scimmie tende a risolversi spontaneamente nell’arco di 2-4 settimane. Il riposo è raccomandato, e in molti casi i farmaci possono anche non essere necessari. Generalmente è sufficiente una terapia di supporto.
Quando i medici scelgono di impiegarla, si tratta di farmaci antivirali, come il tecovirimat, il cidofovir o brincidofovir. Si tratta di medicinali la cui efficacia è stata provata in vitro e nei modelli sperimentali.
Prevenzione del vaiolo delle scimmie
Più che alla cura è importante pensare alla prevenzione. Lo strumento d’elezione è naturalmente il vaccino. Esso, tuttavia, non è prescritto a tutti. Viene infatti proposto alle persone considerate a rischio. Il nome del farmaco è JYNNEOS.
Tale medicinale è stato autorizzato dall'FDA (Food and Drug Administration) nel 2019.
Sono in corso altre valutazioni sulle categorie di persone alle quali eventualmente somministrare il vaccino.
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