Alcune delle più comuni malattie neurologiche come la sclerosi multipla, la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e il morbo di Parkinson, nonché alcune forme di autismo, potrebbe essere correlate in qualche modo all’accumulo di metalli pesanti nell’organismo.
Quali sono i metalli tossici?
I metalli tossici cui facciamo riferimento sono: nickel, cadmio, piombo, alluminio, mercurio, arsenico e molti altri. Si trovano un po' ovunque: nell’alimentazione, nell’industria cosmetica e automobilistica, ed è quindi difficile se non impossibile, non venirci a contatto.
Gli studi sugli effetti negativi dell’accumulo di metalli hanno avuto inizio molti decenni fa mentre già in epoca romana ci si era accorti della correlazione tra l’accumulo di piombo presente negli acquedotti e l’insorgenza di determinate malattie. Vi sono oramai numerose evidenze scientifiche della correlazione tra accumulo di alluminio e Alzheimer, tra autismo e accumulo di mercurio, tra SLA e accumulo di cadmio e piombo.
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I metalli pesanti hanno dimensioni molto piccole, grazie alle quali riescono a penetrare attraverso la barriera ematoencefalica e raggiungere il sistema nervoso centrale, danneggiandolo. Gli altri organi, privi di barriera, accumulano i metalli pesanti in maniera ancora più rapida.
Quali sono i danni provocati dai metalli pesanti?
I danni provocati dai metalli pesanti si concentrano sulla distruzione della mielina, una sostanza che isola le fibre nervose affinché possano trasmettere gli impulsi elettrici e far funzionare in modo corretto il sistema nervoso. L’effetto tossico di queste sostanze sulle cellule porta all’insorgenza della sclerosi multipla, una delle malattie da demielinizzazione della guaina nervosa. La distruzione avviene ad opera delle cellule immunitarie che attraversano la barriera ematoencefalica aggredendo la mielina. Uno dei fattori di rischio ambientale di questa terribile malattia di origine autoimmune è, appunto, l’accumulo di metalli pesanti.
Esiste una cura per la sclerosi multipla?
Non esiste una cura per la sclerosi multipla, solo trattamenti farmacologici in grado di rallentare la progressione della malattia; la prognosi è incerta.
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L’accumulo di mercurio nell’organismo può produrre reazioni autoimmuni e accelerare la progressione di malattie neurologiche. Da alcuni studi ancora al vaglio della comunità scientifica, pare che anche elevate concentrazioni di piombo presenti nel suolo, come nella zona industriale di Taiwan, siano correlate all’incidenza della malattia in quella zona.
A cosa serve la terapia chelante?
Tra i metalli ve ne sono alcuni fondamentali per l’esecuzione dei processi metabolici dell’organismo. Parliamo di cromo, rame, ferro, nichel, silicio, arsenico e cobalto. Al contrario, mentre cadmio, mercurio, piombo e cromo sono tossici anche se presenti in bassissime concentrazioni. Le terapia chelante rimuove i metalli pesanti tossici utilizzando delle sostanze che intrappolano le molecole formando con esse legami chimici. Viene usata anche per il trattamento di intossicazioni acute. Naturalmente, prima di intraprendere una terapia chelante è importante effettuare esami specifici finalizzati a constatare l’effettiva presenza degli elementi tossici nell’organismo poichè può comportare qualche rischio, come ad esempio la rimozione anche dei metalli essenziali per il corretto funzionamento del corpo.
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Si fa presente che la terapia chelante non può in alcun modo riparare i danni da demielinizzazione nelle malattie neurologiche. Gli studi finora effettuati rispetto alla possibilità di trattare i pazienti affetti da sclerosi multipla sono piuttosto contraddittori. Un esperimento del 1985 ha testato l’uso del Rodilemid, un composto chelante, ottenendo risultati promettenti che non sono stati confermati in seguito. Un altro gruppo di ricerca nel 2000 ha testato la Desferoxamina (agente chelante il ferro) ma senza alcun segno di efficacia.
Tuttavia alcuni medici, ad oggi, propongono la terapia chelante per la sclerosi multipla. Nelle corrette dosi e modalità di assunzione, il trattamento è ben tollerato e comporta scarsi effetti collaterali. Sicuramente assumere un chelante può apportare benefici ai malati di sclerosi ma non può essere considerato un trattamento specifico né, tantomeno, risolutivo.
Fonti:
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6468554/
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23799061/
- https://www.jns-journal.com/article/S0022-510X(15)00506-7/fulltext
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27666813
- http://www.bhu.ac.in/journal/vol56-2012/BHU-7.pdf
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18282582
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3938075
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