Scoperto nesso tra indice e carico glicemico e malattie degenerative

Mar 01, 2023Nutraceutica Biolife
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Una sana alimentazione favorisce la salute, prevenendo le malattie, comprese quelle croniche e degenerative con un impatto rilevante sulla mortalità e sul servizio sanitario nazionale. La prevenzione e l’alimentazione mediterranea sono i temi cardine di diverse campagne informative, sono ambiti esplorati dalla ricerca scientifica, argomenti costantemente trattati a livello giornalistico e hanno costituito anche i cardini della prima Conferenza nazionale sulla nutrizione (terminata da pochi giorni), voluta dal Ministero della Salute.

La nutrizione è alla base di tutte le strategie di prevenzione, sia quando si parla di malattie metaboliche o che interessano l’apparato gastrointestinale, sia quando si parla di cancro e di patologie neurodegenerative.

La ricerca pubblicata sulla rivista Clinical Epigenetics

La qualità di vita di ciascuno di noi dipende da tanti fattori. Uno dei più rilevanti è proprio l’alimentazione. A proposito di malattie neurodegenerative, una ricerca condotta dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed, pubblicata sulla rivista scientifica Clinical Epigenetics, approfondisce il tema dei legami esistenti tra le malattie degenerative e la nutrizione.  

Gli alimenti con un alto indice glicemico favorirebbero malattie come il diabete di tipo 2, l’obesità e le patologie cardiovascolari.

Il focus della ricerca su indice e carico glicemico

L’aspetto su cui la ricerca si sofferma apre nuove prospettive di studio. Si concentra in particolare sulle conseguenze che l’indice e il carico glicemico provocano sulla metilazione del DNA (cioè sulla modificazione epigenetica del DNA). La metilazione è quel meccanismo che consente alle cellule di regolare l’espressione genetica, attraverso il trasporto di metili (Fonte: Centro di Medicina Biologica).

La memoria epigenetica determina, con la genetica (cioè le informazioni biologiche fondamentali) l’identità della cellula. La metilazione, per essere più chiari, è un meccanismo di amministrazione delle informazioni genetiche. Alcuni geni specifici possono essere attivati, altri invece inibiti. Sapere che i cibi che ingeriamo abbiano un ruolo in questi processi è importantissimo.

Cosa comporta avere indice glicemico e carico glicemico alti

Fabrizia Noro, prima autrice della ricerca (con Federica Santonastaso), spiega che lo studio ha fatto emergere il legame esistente tra una dieta ad alto indice e carico glicemico e un livello più basso di metilazione del DNA. Ricordiamo che il meccanismo della metilazione diviene più debole con il passare degli anni. Più sono bassi i livelli di metilazione, più crescono le probabilità di sviluppare malattie oncologiche, neurodegenerative e cardiovascolari. Sempre secondo lo studio, negli uomini i processi di metilazione globale sarebbero tre volte ridotti, rispetto a quanto avviene nelle donne, con indice e carico glicemico uguali (Fonte: Abruzzo-Molise News, testata giornalistica).

Il rapporto ormai certo tra quel che mangiamo e la nostra salute

Quindi, i risultati della ricerca Neuromed, sono l’ennesima conferma del rapporto attivo che c’è tra quel che ingeriamo e le nostre condizioni di salute. Se siamo in salute lo dobbiamo all’interazione positiva del nostro organismo con le condizioni ambientali in cui si ‘muove’. Lo stesso vale ovviamente per le patologie. Un ruolo rilevante nella loro genesi è affidato al modo in cui il patrimonio genetico di ogni singola persona dialoga con l’ambiente in cui quella persona vive.

Per questo cresce l’importanza dell’applicazione della medicina predittiva e di quella di genere. La predittiva è quel tipo di pratica medica che si basa sulla genetica per valutare, per ogni singola persona, quali malattie potrebbero presentarsi nel corso della vita. Calibrando il regime alimentare (e non solo) si può modificare il percorso di un organismo predisposto a sviluppare determinate patologie. La medicina di genere valuta invece le differenze tra i sessi che gli studi mettono in evidenza tra i sessi, sulla base dei dati raccolti.

Cosa sono l’indice e il carico glicemico

Grazie all’indice glicemico si può determinare la velocità con la quale i carboidrati o i cibi contenenti carboidrati fanno aumentare il livello di concentrazione di glucosio nel sangue.

Il carico glicemico, invece, considera la quantità di cibo ingerita. Si calcola moltiplicando l’indice glicemico per il numero dei grammi di carboidrati ingeriti. Sono due elementi che i pazienti con diabete, sindrome metabolica, le persone obese dovrebbero controllare, per garantirsi il regime alimentare più adatto.

Tra gli alimenti con un più basso indice glicemico troviamo i legumi e alcuni frutti (es. mele, banane, arance). L’indice glicemico, inoltre, è soggetto a diversi fattori. Anche le modalità di cottura di un alimento, l’associazione con altri cibi e il formato della pasta possono modificare l’indice (ad esempio, negli spaghetti è più basso che in altri formati).

Gli integratori alimentari della ricerca nutraceutica

L’alimentazione può essere integrata con prodotti frutto della ricerca nutraceutica (nutrimento + farmaceutica). Si tratta di prodotti in grado di supportare le nostre difese e di favorire la funzionalità degli organi, di rallentare i processi ossidativi, di ossigenare le cellule, etc.

Grazie al suo contenuto in polisaccaridi, vitamine, sali minerali e altri antiossidanti, Biolife Maitake  ha le seguenti caratteristiche:

  • può essere utilizzato come tonico-adattogeno per sostenere le condizioni di salute generale e di benessere;
  • contrasta una serie di patologie legate al sovrappeso (diabete di tipo II, insulino-resistenza, sindrome metabolica);
  • sostiene l’attività del pancreas;
  • coadiuva la produzione di insulina;
  • regola la glicemia e l’assetto lipidico;
  • è un potente epatoprotettore, capace di abbassare le transaminasi elevate;
  • l’uso del fungo Maitake consente di ottenere effetti positivi nella prevenzione antineoplastica e anti-metastatica.

Cenni storici del Maitake

In Giappone è un elemento della tradizione gastronomica ed è anche un rimedio naturale, in grado di contrastare diverse patologie. Le sue proprietà benefiche sono note da oltre due millenni, il termine giapponese Maitake  (Grifus frondosus) significa “fungo danzante”. Su questo nome esistono diverse leggende. Secondo una delle più accreditate, quando i contadini o comunque gli abitanti dei luoghi dove cresceva trovavano il fungo si esibivano in danze celebrative, per manifestare gioia.

Il fungo cresce anche in Europa e nell’America del nord, oltre che in Giappone e in Asia. I Giapponesi lo considerano da sempre uno strumento di prevenzione delle malattie degenerative, lo impiegano principalmente per sostenere il sistema immunitario e come energizzante.

Caratteristiche e proprietà del fungo Maitake

Il Maitake  contiene molte proteine e composti polisaccaridi, utili nel trattamento dell’ipertensione e dell’epatite. È ricco di vitamine e minerali, come la vitamina B2 riboflavina e la niacina. Quest’ultima ha un’azione antinfiammatoria rispetto ai vasi sanguigni, combatte l’aterosclerosi e contribuisce a ridurre la glicemia. 

La polvere del fungo è molto utile a chi ha bisogno di potenziare le difese immunitarie. I principi attivi del Maitake  regolano la pressione del sangue e quindi sono ottimi contro l’ipertensione. Secondo alcuni studi, il Maitake  è efficace nel tenere sotto controllo il livello del colesterolo e degli zuccheri nel sangue. Altre ricerche suggeriscono che gli elementi contenuti nel fungo siano utili nella prevenzione delle malattie tumorali. Il vegetale è anche ricco di rame, un minerale che contribuisce al benessere del metabolismo energetico, del sistema nervoso e dei tessuti connettivi. L’attività antiossidante del Maitake è ritenuta molto efficace, soprattutto in combinazione con altri vegetali, come il fungo Shiitake.

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