Il fegato è una ghiandola dotata di funzioni indispensabili per l’organismo, come la capacità di detossificazione delle molecole provenienti dall’estero (xenobiotici), che assumiamo costantemente con l’alimentazione. Se il fegato è in salute, possiede una grandissima capacità rigenerativa, che consente alle sue cellule, costantemente stressate dal loro lavoro, di rinascere e portare avanti la funzionalità dell’organo.
Quando però il fegato subisce danni sono eccessivi, le cellule possono smettere di rigenerarsi, con l’instaurarsi della fibrosi epatica che, se non trattata, può degenerare in cirrosi, condizione irreversibile, da differenza della prima.
La curcuma è una radice dalla quale si estrae la curcumina, che ha un effetto positivo sulla fibrosi epatica.
Cos’è la fibrosi epatica
Le cellule epatiche, o epatociti, si trovano immerse in una piccola lamina di tessuto connettivo, chiamato tessuto fibroso. Esso è molto sottile e la sua funzione è quella di contenere i vasi sanguigni, oltre che dividere le cellule le une dalle altre. In un soggetto sano si tratta di una lamina sottile, quasi invisibile.
Se le cellule del fegato si ammalano (in genere per eccesso d’alcool, che ha un’azione tossica sull’organo), esse iniziamo a rimpicciolirsi. In questo modo si distanziano le une dalle altre e il tessuto fibroso che si trova in mezzo a loro inizia a crescere, per lo stesso meccanismo che si verifica sulla pelle quando avviene la cicatrizzazione.
Le cellule epatiche, se si riprendono, ritornano della dimensione originaria e il tessuto fibroso diminuisce (è quello che succede alle persone che si salvano dopo l’ingestione di un fungo velenoso); se, però, il tessuto fibroso continua a crescere e le cellule rimangono schiacciate al punto di non essere in grado di riprendere forza, allora si instaura la cirrosi, dalla quale non si può guarire.
Meccanismo d’azione della curcumina
La curcumina, in questo meccanismo, ha una funzione di mediatore dell’infiammazione. Il tessuto fibroso inizia a crescere quando ci sono degli stimoli infiammatori, che cercano di “proteggere” le cellule epatiche dalla sostanza tossica che le sta decimando. Questi stimoli fanno proliferare il tessuto connettivo.
La curcumina si lega ai recettori del tessuto fibroso facendo in modo che questi non rispondano allo stimolo infiammatorio, inibendolo: in questo modo si riduce la crescita del tessuto fibroso e si aiutano le cellule epatiche a non rimanere “schiacciate” al suo interno, scongiurando la cirrosi.
Il meccanismo d’azione è puramente biochimico; pare che la curcumina, una molecola particolarmente reattiva, sia in grado di legarsi a più di uno di questi recettori, modulando l’infiammazione e riducendo la fibrosi epatica, anche se questa si trova in una fase di avanzata.
E’ interessante notare come, nonostante un meccanismo piuttosto complesso, la curcumina non abbia un’attività diretta di protezione sulle cellule epatiche, né riesca a stimolarne la crescita. Essa semplicemente rimuove la resistenza alla loro crescita, e ciò rappresenta un valido aiuto nella risoluzione della fibrosi. La curcuma, tuttavia, non è una radice miracolosa e da sola non può guarire la fibrosi epatica.
La si può assumere sotto forma di integratore nelle patologie epatiche croniche in cui il tissuto fibroso si trova già in uno stato di attiva proliferazione, mentre nelle patologie acute è importante valutare
La curcuma può essere quindi molto utile in particolare nelle patologie epatiche croniche, quelle in cui il tessuto fibroso si trova già da tempo in uno stato di attiva proliferazione, mentre nelle patologie acute è importante valutare tempestivamente qual è il tossico che sta agendo per bloccarlo. Anche in questo caso, la curcuma può essere un supporto alla terapia medica.
Quanto descritto si porta a concludere che la curcumina non ha potere detossificante, ma sia solo un valido aiuto naturale al ripristino della corretta funzionalità epatica.Per guarire dalla fibrosi epatica, l’assunzione della cucumina deve essere associata ad uno stile di vita quanto più sano possibile, in particolare dal punto di vista alimentare e salutistico, evitando alcool, diete eccessivamente ricche di grasso, alimenti troppo calorici e l’assunzione di medicinali in grandi quantità, che danneggiano le cellule epatiche.
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