Di quali vitamine abbiamo bisogno per mantenere l’organismo in salute?
Si tratta di una domanda semplice, se formulata in senso generale, molto più complessa se consideriamo i singoli soggetti, oppure alcune specifiche fasce di popolazione. Qualcuno conosce i propri fabbisogni nutrizionali, specialmente se si è affidato ad un nutrizionista per la valutazione della propria alimentazione, ma la maggior parte di noi non è a conoscenza di eventuali carenze che possono interessare la propria dieta.
Una delle più comuni, e che affronteremo in questo articolo, è la carenza di vitamina D. Si tratta di una vitamina liposolubile che, nella sua forma più attiva, è contenuta in alcuni alimenti come il fegato, il pesce, oppure il latte e i suoi derivati. Non si tratta di alimenti di difficile reperimento, tuttavia non vengono consumati in modo regolare e in quantitativo sufficiente da tutti. Inoltre non si può eccedere nel loro consumo (a parte il pesce), e alcuni regimi alimentari prevedono un contenuto ridotto di alimenti di origine animale. Tutto ciò può portare, sul lungo periodo, ad una carenza anche importante di vitamina D nell’organismo.
Per fortuna, questa carenza è facilmente risolvibile per mezzo di un’integrazione. Purtroppo non tutti sono coscienti di non avere un livello sufficiente di vitamina D in corso, e quindi non la integrano in alcun modo. Con l’avanzare dell’età, l’organismo ne risente. Il risultato più frequente sono i problemi alle ossa, tipici degli anziani, che solitamente si associano all’età ma molto spesso, addirittura nella maggior parte dei casi, sono proprio il risultato di questa carenza.
Cos’è la vitamina D?
Ma come è possibile che la carenza di vitamina D sia così diffusa nella popolazione?
Le cause sono in parte da ricercare nel regime alimentare già menzionato, ma non si limitano a quello.
La vitamina D, infatti, deve essere attivata per poter essere utilizzata dall’organismo, e questo processo viene attivato dai raggi ultravioletti del sole. Le persone che passano molto tempo all’aperto, solitamente non manifestano questa carenza, ma chi passa molto tempo al chiuso, a casa o a lavoro, tra cui proprio le persone anziane, sono a rischio.
Non solo: esistono varie forme di vitamina D, e quella di cui necessita l’organismo è la vitamina D3, la forma più attiva, rintracciabile in natura solamente nei prodotti di origine animale, mentre quelli di origine vegetale contengono la D2.
Tutti i fattori descritti concorrono a rendere la carenza di vitamina D così frequente nella popolazione.
Ma qual è il ruolo della vitamina D nelle persone anziane?
Il ruolo della vitamina D nelle persone anziane è quello di mantenere il calcio all’interno dell’organismo. Il calcio, introdotto con l’alimentazione, viene assorbito nell’intestino ed eliminato dai reni, con le urine.
Nei casi in cui vi sia una mancanza di calcio, la funzione della vitamina D è principalmente la limitazione della perdita di urine, con conseguente riassorbimento della stessa. Senza vitamina D, il calcio non viene riassorbito.
Perchè un basso livello di calcio non viene rilevato dalle analisi del sangue? Perchè ci sono altri ormoni, prodotti dalle ghiandole paratiroidi, che controllano il metabolismo del calcio e che, in presenza di ipocalcemia, condizione in cui si è abbassamento di calcio all’interno del sangue, liberano il minerale dalla sua riserva, le ossa.
Di conseguenza le ossa tendono a cedere molto più calcio rispetto a quello che integrano. Questo meccanismo negativo può essere evitato con l’integrazione di vitamina D, grazie all’effetto riassorbente che quest’ultima ha sui reni, e perché da sola aiuta a fissare il calcio all’interno delle ossa, evitando che ne venga perso troppo nel lungo periodo.
Il problema finale riguarda così le ossa e le articolazioni, e si manifesta con una maggiore propensione alle fratture e a sviluppare difficoltà e dolore nel camminare, con lo sviluppo di artriti (e poi di artrosi). Situazioni che si possono diagnostica con un esame specifico che è la radiografia, che evidenzia in maniera inequivocabile lo stato di demineralizzazione ossea. Purtroppo la diagnosi arriva spesso tardivamente, in conseguenza di traumi specifici.
Come rimediare alla carenza di vitamina D
La nostra alimentazione, solitamente, non è ricca di vitamina D, anche perché un’eventuale assunzione di elevati quantitativi di alimenti che la contengono, potrebbe danneggiare in altri modi il nostro organismo.
Per questo motivo il consiglio che viene fornito dalla Società Italiana di Nutrizione è quello di integrare l’alimentazione con opportuni integratori vitaminici, come D3K1, il quale contiene la vitamina D3, la forma più attiva. Fondamentale, infatti, risulta la scelta del giusto integratore, che deve necessariamente contenere la D3 e non la D2.
Per conoscere esattamente il livello di vitamina D nel sangue, è possibile richiedere al proprio medico un’impegnativa per delle analisi ematologiche specifiche, particolarmente utile nelle persone anziane.
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