L’epilessia è una malattia neurologica che porta il soggetto ad avere scariche elettriche improvvise che causano delle crisi più o meno gravi a seconda de casi, caratterizzate da convulsioni, spasmi muscolari e perdita di conoscenza. Le cause di questa patologia non sono note, tuttavia si ipotizza che possa avere una base genetica per quanto concerne le forme primarie mentre quelle secondarie possono insorgere a seguito di un trauma cerebrale, un’infezione, un ictus, l’abuso di droghe o farmaci.
La terapia d’elezione per i pazienti malati di epilessia è di tipo farmacologico a base di antiepilettici e anticonvulsionanti, farmaci che hanno importanti effetti collaterali. Nel 70% dei casi il pazienti reagisce bene alla terapia e riesce a tenere a bada la malattia. Purtroppo, però, alcuni medicinali come il valproato portano ad una carenza di vitamina D che può a sua volta impattare negativamente con lo stato di salute del paziente. Uno studio clinico su 31 soggetti epilettici ha mostrato come la terapia farmacologica protratta per oltre 6 mesi ha portato nel 94% dei pazienti da una carenza di vitamina D che non si è risolta con l’assunzione di un integratore specifico nonostante all’inizio del trattamento i pazienti presentassero un livello normale (maggiore di 30 ng/ml) o sufficiente (20-30 ng/ml).
La vitamina D comprende 5 tipi diversi di vitamine liposolubili (D1-D2-D3-D4-D5), di cui la vitamina D3 e la D2 sono le più importanti per l’organismo umano. La D2 viene assorbita tramite la dieta a base di vegetali mentre per assorbire la D3 è necessario esporre il corpo alla luce solare in grado di convertire il precursore nella forma attiva. Non avere una carenza di vitamina D è fondamentale per essere in salute, in quanto si tratta di una sostanza coinvolta nella mineralizzazione del tessuto osseo, nel riassorbimento del calcio a livello renale e nell’assorbimento del fosforo a livello intestinale, nella protezione neuronale e nella differenziazione cellulare. I soggetti che sviluppano una carenza seria di vitamina D possono andare incontro a rachitismo, osteomalacia, iperparatiroidismo, debolezza muscolare e sensibilità alle infezioni.
L’epilessia è una malattia molto diffusa tra i bambini. Come negli adulti, anche nei bambini trattati con il valproato si è riscontrata una carenza di vitamina D rispetto ai bambini sani. Ovviamente nei bambini il processo di ossificazione è importantissimo per la loro crescita e una carenza di vitamina D causata dalle terapie antiepilettiche può compromettere gravemente il loro sviluppo.
La vitamina D ha un ruolo importante anche nella regolazione del sistema nervoso e, in particolare, nelle malattie neurodegenerative e neurlogiche come l’Alzheimer, l’epilessia, le demenze, il Parkinson, la sclerosi multipla e la schizofrenia. Si tratta di una sostanza coinvolta nella neuroprotezione e nello sviluppo del cervello. E’ stato scoperto che vi sono recettori specifici sui neuroni, sulle cellule gliali e nel sistema nervoso periferico nonchè nel midollo spinale. Da ciò si è dedotto che la vitamina D possa avere un effetto anticonvulsionante.
Sono stati eseguiti numerosi studi, fin dagli anni 70, per verificare se l’integrazione di vitamina D in pazienti affetti da epilessia potesse in concreto ridurre le convulsioni, particolarmente in quei soggetti resistenti ai farmaci, ovvero nel 30% dei casi. In effetti è stato osservato che la somministrazione di questa vitamina portava ad una riduzione della frequenza delle convulsioni, anche se ad oggi il suo meccanismo d’azione non è ancora chiaro.
Lo studio pubblicato su Epilepsy and Behavior prevedeva l’assunzione di 5.000 UI/giorno di vitamina D3 a a pazienti affetti da crisi focali o convulsioni tonico-cloniche con resistenza a due o più farmaci antiepilettici ed anticonvulsivanti. Le crisi epilettiche sono state ridotte del 26.9% dopo 6 settimane di assunzione e del 10.7% dopo 12 settimane. Questo studio non è stato ritenuto significativo e la comunità scientifica ritiene necessario approfondire il ruolo della vitamina D con altri studi.
Nel 2012 è stato condotto un altro studio che ha preso in considerazione gli effetti della normalizzazione dei livelli di 25-idrossivitamina-D in pazienti con epilessia farmaco-resistente tramite somministrazioni giornaliere di vitamina D. Anche in questo caso si è potuta apprezzare una diminuzione significativa delle crisi del 40%. Pare che i medici ora, alla luce di questo e di altri studi recenti siano più propensi a credere che l’integrazione di vitamina D possa influire sulla regolazione dei livelli sierici e avere un effetto anticonvulsionante in pazienti affetti da epilessia.
Commenti (0)
Non ci sono commenti per questo articolo. Sii il primo a lasciare un messaggio!