Dai tempi di Jenner (il medico britannico considerato il padre dell’immunizzazione) e prima ancora da quelli di pioniere come Mary Wortley Montegu (la prima occidentale che mutuò dalle donne circasse una pratica che anticipava la vaccinazione moderna), i vaccini hanno fatto tanta strada. Sono senza dubbio una delle scoperte scientifiche che hanno rivoluzionato la medicina. Rappresentano il metodo più efficace per fermare la trasmissione delle malattie infettive. In alcuni Paesi, la vaccinazione di massa ha debellato alcune patologie come la poliomielite, il vaiolo e la meningite. Oggi rappresenta la grande speranza contro il Sars-CoV-2.
La vaccinazione tradizionale si basa sull’inoculazione di un microrganismo patogeno molto simile a quello reale ma meno dannoso per l’organismo. In questo modo, il sistema immunitario impara a riconoscere e a combattere l’agente patogeno, nel momento in cui dovesse incontrare la malattia vera e propria. In un organismo non vaccinato il sistema immunitario impiega molto tempo per il riconoscimento del microrganismo “nemico”, dandogli la possibilità, nel frattempo, di danneggiare gli organi.
Il vaccino anti-covid, già in corso di somministrazione in Italia e nel resto del mondo, è stato sviluppato in tempi record, anche grazie alle moderne tecnologie e allo sforzo congiunto di tutti i Centri di ricerca. È una novità rispetto a quello tradizionale, perché non prevede l’inoculazione del virus, seppure modificato, ma l’invio alle cellule di un frammento di mRNA con le istruzioni per produrre una proteina chiamata spike (i ganci esterni che permettono al coronavirus di aggredirci) le cui molecole, poiché fragili, sono avvolte in un involucro di nanoparticelle lipidiche. Dopo l’iniezione del vaccino, le cellule dell’organismo iniziano a decodificare l’informazione ricevuta e a produrre la proteina spike. In questo modo il sistema immunitario è stimolato al punto da produrre anticorpi specifici contro il Sars-CoV-2. Le spike, ovvero le protuberanze del virus, vengono immediatamente intercettate e distrutte dai linfociti T, impedendo al patogeno di penetrare nelle cellule sane.
La copertura temporale dei vaccini è variabile, alcuni sono molto protettivi e la loro azione si protrae per tutta la vita mentre altri hanno un livello di protezione inferiore.
Per migliorare l’efficacia dei vaccini, alcune campagne vaccinali sono state effettuate con un approccio diverso, che prevede la stimolazione del sistema immunitario prima della vaccinazione, per mezzo di integratori alimentari in grado di agire specificamente sulle difese dell’organismo. Aumentando la risposta immunitaria, si ottiene un conseguente miglioramento dell’efficacia del vaccino stesso.
Benefici della somministrazione di AHCC prima della vaccinazione
Per preparare l’organismo al vaccino, non interferendo con la normale risposta immunitaria, si tende a preferire l’assunzione di integratori alimentari bioattivi (in grado di agire sul sistema immunitario), rispetto ai farmaci. Tra i molti integratori in commercio, uno dei più efficaci è NKlife AHCC, composto da una molecola di estrazione fungina, l’AHCC, che numerosi studi scientifici internazionali hanno provato essere un efficace stimolatore dell’attività del sistema immunitario.
Un recente studio clinico sull’efficacia di AHCC, che ha coinvolto 30 soggetti adulti sani, ai quali è stato somministrato il vaccino antinfluenzale di tipo B, ha mostrato risultati incoraggianti.
Sia la popolazione delle cellule Natural Killer sia quella dei Linfociti T CD8, entrambe essenziali nell’azione di risposta ai virus, sono cresciute nei soggetti che facevano parte del gruppo che aveva ricevuto gli integratori. Inoltre, è aumentato anche il numero di anticorpi prodotti contro il virus influenzale B.
L’AHCC dovrebbe risultare efficace nella preparazione del sistema immunitario per qualunque tipo di vaccino, non solo per quello influenzale preso in esame nello studio sopra citato.
Se il vaccino manca di efficacia, naturalmente l’integratore non può nulla rispetto alle capacità del sistema immunitario di combattere le influenze, prevenendole. Tuttavia, l’assunzione di AHCC può essere utile per potenziare l’efficacia di vaccini che avrebbero scarso impatto sugli organismi di persone immunodepresse o con problemi primari del sistema immunitario.
FONTE:
Commenti (0)
Non ci sono commenti per questo articolo. Sii il primo a lasciare un messaggio!