L’AHCC è una delle molecole più studiate di questi ultimi anni, in virtù dei suoi effetti benefici sulla salute dell’Uomo. Si tratta di un estratto del fungo Shiitake, il quale cresce spontaneamente in diversi paesi orientali, e che ha la capacità di stimolare il sistema immunitario, supportando l’organismo nella lotto contro diverse patologie.
Uno degli ambiti in cui è stato provato scientificamente il suo effetto, è la cura delle epatiti, in particolare dei quelle di origine infettiva. Le epatiti infettive sono un gruppo di malattie, causate da virus diversi tra loro che portano all’insorgenza di malattie differenti per patogenesi, durata e possibilità di guarigione.
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Esistono cinque tipologie di epatiti virali, denominate con le lettere A, B, C, D ed E. In realtà esistono anche altri patogeni che possono causare l’epatite primaria e secondaria, partendo dall’infezione di altri organi.
L’uso di AHCC come coadiuvante nella terapia delle malattie è stato provato per alcune ma non per tutte. In questo articolo vedremo quali sono gli studi scientifici che hanno valutato l’azione di AHCC sull’organismo umano relativamente alle epatiti, e quali sono stati i loro risultati.
La ricerca sulle epatiti vedrà un largo sviluppo negli anni a venire. In particolare, lo studio sull’uso di AHCC nella cura dall’epatite C è uno dei più importanti per la medicina basata sulle terapie naturali.
L’effetto di AHCC nella cura dei alcune epatiti
AHCC ha dimostrato di essere efficace sia nel trattamento delle epatiti indotte da farmaci, agendo come un epatoprotettore, sia in alcune tipologie di epatiti infettive. Non sono invece stati condotti studi su una serie di malattie che possono essere causa di epatite, per guarire dalle quali è quindi fondamentale affidarsi alle terapie tradizionali.
Le epatiti primarie, ovvero non causate da problemi a carico di altri organi, che sono state oggetto di studi specifici sono due: l’epatite C (su cui è stato effettuato il più grande studio clinico) e le epatiti B e D (per le quali gli studi sono ancora in corso) tradizionalmente trattate con interferone, che ha una ridotta efficacia e non può essere considerato un farmaco in grado di guarire i pazienti dalla malattia.
Lo studio sull’epatite C, infezione asintomatica nelle prime fasi ma che può subire una degenerazione rapida nelle fasi successive della replicazione virale, è stato svolto in Texas, per un periodo di due mesi, su un gruppo di pazienti malati su cui era stata accertata la presenza del virus e calcolato il numero di particelle virali. Divisi in due gruppi, al primo sono stati somministrati sia l’interferone sia AHCC, mentre il secondo fungeva da gruppo di controllo.
I risultati dello studio sono molto interessanti e mostrano come il gruppo di pazienti trattato con AHCC, rispetto al gruppo di controllo, ha ottenuto:
una diminuzione del numero di enzimi epatici, valori che nelle analisi del sangue indicano la presenza di un danno epatico (gli enzimi epatici stanno nel fegato, ma quando questo viene danneggiato si diffondono in tutto il resto dell’organismo e vengono rilevati tramite le analisi del sangue);
una diminuzione significativa di particelle virali circolanti: nei pazienti trattati con AHCC il numero di particelle si era ridotta ad un decimo rispetto al numero registrato nei soggetti non trattati con la molecola fungina.
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Nonostante la terapia con interferone, l’azione di AHCC è stata determinante per ottenere i risultati sopraesposti e, soprattutto, per la diminuzione del numero di particelle circolanti.
AHCC non è in grado di curare l’epatite ma è molto utile per tenerla sotto controllo.
Purtroppo lo studio si è limitato ad analizzare i risultati clinici senza soffermarsi su quelli patogenetici, per non siamo a conoscenza del meccanismo d’azione di AHCC all’interno dell’organismo. I prossimi studi sicuramente andranno ad approfondire questo aspetto, cercando di comprendere se l’azione della molecola possa essere valida anche per altre malattie virali.
Per quanto riguarda gli esperimenti condotti sulle epatiti B e D, invece, le conclusioni sono attese nel breve periodo; i ricercatori sono partiti dalle risultanze raccolte dagli studi sull’epatite C.
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AHCC non ha alcun effetto collaterale anche in associazione ad altre terapie, si è dimostrato efficace come coadiuvante nella cura dell’epatite C e promettenti sono anche gli studi in atto sulle epatiti B e D, pertanto non vi sono particolari controindicazioni alla sua assunzione
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