Il cancro è una delle patologie umane più gravi che, nel peggiore dei casi, può avere esito infausto.
Attualmente la medicina è impegnata sia sul fronte della ricerca, per trovare una terapia efficace per tutte le neoplasie, sia nel trattamento del cancro per mezzo di chemioterapie, radioterapie, chiurugia e altre tecniche che, nei casi in cui non è possibile ottenere la guarigione completa del paziente, hanno come obiettivo l’allungamento della sua vita, nelle migliori condizioni di salute possibili.
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Il progresso nella ricerca ha fatto sì che le neoplasie che fino ad una ventina di anni fa causavano la morte certa dei soggetti colpiti, oggi abbiano una prognosi nettamente migliore finanche, in alcuni casi, a raggiungere la guarigione, specie se diagnosticate precocemente.
Parallelamente al progresso farmacologico, però, è stato dimostrato come uno stile di vita sano possa aiutare per migliorare l’aspettativa di vita del paziente, ma anche come alcuni prodotti ad azione antineoplastica naturale possano essere d’aiuto. Naturalmente i rimedi naturali non sono potenti come i farmaci e le terapie mediche, per questo sono solamente un coadiuvante delle terapie tradizionali.
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AHCC, una molecola estratta da un fungo, Lentinula edodes, si è dimostrata efficace nella stimolazione dell’attività del sistema immunitario che, a sua volta, agisce in presenza di alcune neoplasie apportando dei benefici dal punto di vista dell’aumento della sopravvivenza del malato.
AHCC e aumento della sopravvivenza
Gli studi scientifici che hanno indagato sull’eventuale relazione tra AHCC e aumento dell’aspettativa di vita del paziente oncologico sono diversi, di seguito quelli più significativi:
studio scientifico effettuato da Matsui et al., è stato condotto su pazienti affetti da carcinoma epatocellulare. Si tratta di uno degli studi più importanti sul rapporto tra AHCC e sopravvivenza del paziente oncologico. E’ stato condotto per un tempo di 9 anni, coinvolgendo 269 pazienti che erano stati precedentemente trattati con la chirurgia. Di questi pazienti solo alcuni (113) hanno ricevuto AHCC durante la sperimentazione. Dal momento dell’operazione, che non è risolutiva ma può migliorare i tempi di sopravvivenza del paziente, la differenza statistica è stata significativa: i pazienti che hanno assunto AHCC hanno dimostrato un’aspettativa di vita media di 1 anno e 7 mesi, mentre quelli che non trattati hanno avuto una sopravvivenza di solo 1 anno. Dunque grazie all’azione di AHCC, che migliora il sistema immunitario e supporta le terapie oncologiche tradizionali, i pazienti trattati hanno un’aspettativa di vita maggiore del 63% rispetto agli altri;
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studio scientifico effettuato da Cowawintaweewat et al., ha preso in considerazione un numero di pazienti pari a 44 unità, con diagnosi accertata di neoplasia epatica che non era un carcinoma epatico. I pazienti non aveva subito interventi chirurgici; a 34 pazienti, oltre alle terapie tradizionali, è stato somministrato anche AHCC, mentre i rimanenti 10 pazienti non lo hanno assunto. I risultati di questo studio sono simili a quelli del precedente, anche se la valutazione è stata svolta in maniera diversa: infatti, in questo caso, sono stati analizzati i parametri ematici degli enzimi epatici, per valutare le differenze in corso di somministrazione di AHCC e il tempo di normalizzazione dopo la sospensione del trattamento. I parametri si sono stabilizzati dopo 3 mesi dall’inizio del trattamento con le terapie tradizionali mentre, nei pazienti trattati in modo combinato con le terapie tradizionali e l’AHCC, il tempo si è ridotto ad un mese e mezzo. Il recupero è stato quindi molto più rapido nei pazienti che hanno assunto l’AHCC rispetto a quelli del gruppo di controllo.
I due studi, che sono i più importanti per quanto riguarda le prospettive di allungamento della vita dei pazienti oncologici (o di stabilizzazione della condizione fisica), hanno mostrato come, almeno nei casi di cancro epatico, l’ AHCC è effettivamente un valido supporto delle terapie mediche tradizionali. Naturalmente i risultati di questi studi rappresentano un buon punto di partenza per gli esperimenti riguardanti neoplasie di altro tipo. E’ bene sottolineare che, durante gli esperimenti citati, non sono stati sospesi i trattamenti farmacologici tradizionali. Poiché AHCC è stata l’unica variabile significativa tra il gruppo di pazienti trattati e il gruppo di controllo, i ricercatori hanno potuto ipotizzare che la molecola è veramente efficace nell’aumentare i tempi di sopravvivenza del paziente oncologico. Tuttavia, l’integratore è utile solo se affiancato ai trattamenti farmacologici prescritti dal medico oncologo, e non costituisce di per sé una terapia risolutiva di alcuna patologia oncologica.
Bibliografia
Cowawintaweewat S., S. Manoromana, et al. “Prognostic improvement of patients with advanced liver cancer after active hexose correlated compound (AHCC) treatment.” Asian Pacific Journal of Allergy and Immunology 24, no. 1 (March 2006): 33–45.
Matsui Y., J. Uhara, et al. “Improved prognosis of postoperative hepatocellular carcinoma patients when treated with functional foods: a prospective cohort study.” Journal of Hepatology 37, no. 1 (July 2002): 78–86.
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