Qual è il meccanismo che scatena le allergie e quali sono le piante più pericolose

Apr 14, 2023Nutraceutica Biolife
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L’orticaria è una delle manifestazioni allergiche più comuni. Si presenta con pomfi (zone della pelle gonfie e arrossate) che possono comparire in una sola parte del corpo o su tutta la superficie epidermica. L’angioedema si verifica invece quando l’infiammazione cutanea interessa strati più profondi della pelle. La tumefazione è causata dalla fuoriuscita di liquidi dai vasi sanguigni. Se l’angioedema si manifesta al livello della gola o delle vie respiratorie può essere molto pericoloso. Occorre rivolgersi immediatamente al pronto intervento, in questo caso.

Le reazioni allergiche più gravi

In genere le manifestazioni allergiche, che includono rinite, starnuti e occhi gonfi e rossi, sono momentanee e tendono a risolversi spontaneamente. Esistono, tuttavia, casi più gravi che si presentano con asma e reazioni anafilattiche. Sono le manifestazioni allergiche più pericolose, perché in questi casi può verificarsi tumefazione alla gola e alle vie respiratorie (come già sottolineato) e i vasi sanguigni possono dilatarsi, provocando pericolosi cali di pressione.

Attenzione, dunque, a monitorare la situazione e a ricorrere (quando peggiora rapidamente) alle cure dei sanitari.

Perché in alcune persone si scatenano allergie ai pollini e ad altri agenti

Il sistema immunitario difende l’organismo dalle sostanze estranee allo stesso. Queste ultime si definiscono allergeni. Talvolta, tuttavia, esattamente come accade con alcuni virus (l’esempio del Sars-CoV-2, responsabile della malattia chiamata Covid, è il più vicino a noi, in termini di conoscenza diretta), il sistema immunitario reagisce in maniera sproporzionata. Usiamo questo termine per semplificare il concetto.

Nel caso delle allergie, ciò accade in persone evidentemente predisposte geneticamente. L’esposizione a un allergene presente nell’aria, nell’ambiente in generale o in un cibo, un farmaco, può scatenare una reazione eccessiva dell’organismo. Può capitare che alcune persone siano sensibili a più allergeni.

La spiegazione scientifica

In numerose reazioni allergiche, il sistema immunitario, se esposto per la prima volta a un allergene, produce un tipo di anticorpo detto immunoglobulina E (IgE). L’IgE si lega a un tipo di globuli bianchi chiamati basofili, presenti nel flusso sanguigno e a un tipo simile di cellule dette mastociti, presenti nei tessuti. La prima esposizione può rendere il soggetto sensibile all’allergene (la cosiddetta sensibilizzazione), ma non provoca sintomi. Una volta che il soggetto sensibilizzato incontra nuovamente l’allergene, i basofili e i mastociti che contengono IgE in superficie rilasciano sostanze (come istamina, prostaglandine e leucotrieni) che inducono gonfiore o infiammazione nei tessuti circostanti. Tali sostanze inducono una serie di reazioni a catena che continuano a irritare e a danneggiare i tessuti. Reazioni che si possono manifestare in forma lieve, moderata o grave.

Alcuni soggetti hanno una tendenza ereditaria a produrre molte IgE (una condizione chiamata atopia) e possono reagire eccessivamente ad alcuni antigeni che causano febbre da fieno, asma, problemi cutanei o un’allergia alimentare.

Quali sono i pollini che causano più frequentemente allergie

Si tratta dei pollini prodotti da piante prive di fiori. Lo sono le graminacee e le plantacee. Gli antigeni presenti nei pollini di queste piante stimolano la reazione del sistema immunitario, che risponde scatenando i sintomi che conosciamo.

Le piante che in primavera liberano i pollini con gli antigeni che risultano indigesti al sistema immunitario di molte persone sono le graminacee, le betullacee, le cupressacee e la parietaria. Negli ultimi anni è cresciuto il polline diffuso dal cipresso e dall’ambrosia.

L’ambrosia è una pianta originaria del Nord America e un solo esemplare di ambrosia può produrre più di un miliardo di granuli di polline. Da luglio a settembre, chi è allergico all’ambrosia deve adottare specifici accorgimenti. Questi pollini, in ogni caso, si diffondono anche prima del mese di luglio, considerato il cambiamento climatico.

Gli esami per rilevare le allergie, il prick test

È importante, prima di tutto, fare una visita allergologica specialistica. Se sarà il caso, l’allergologo prescriverà dei test allergologici. Si procede con gli esami ematici, per rilevare la quantità di immunoglobuline E (IgE) presenti nel sangue e, nel caso, si prosegue con il prick test.

Questo esame non è altro che la somministrazione per via cutanea (sulla superficie interna dell’avambraccio) di una piccola quantità dell’allergene (o degli allergeni che il medico sospetta come scatenanti le manifestazioni allergiche). La sostanza viene fatta penetrare con una punturina. Dopo un’attesa di circa trenta minuti, si esamina la pelle e si osserva l’eventuale presenza di pomfi. I rigonfiamenti devono avere un diametro preciso; è l’allergologo che li esamina e li valuta, naturalmente. Il test è indicativo della presenza o meno di un’allergia a determinate sostanze.   

I farmaci anti-allergie e il vaccino

I farmaci più usati sono gli antistaminici e gli steroidi topici. Il vaccino, di cui spesso non si è a conoscenza, può essere risolutivo rispetto al problema. Il termine corretto è immunoterapia specifica: si procede addestrando il sistema immunitario a non scatenare tempeste reattive agli allergeni cui è sensibile. Gradualmente le difese dell’organismo si abituano, per così dire, alla sostanza che provoca allergia e smettono di attivarsi ad ogni esposizione alla stessa. Il processo è graduale, ma i risultati sono ottimi, soprattutto per chi soffre di allergie ‘invalidanti’.

L’uso degli integratori naturali

Tra gli altri strumenti che possono essere utilizzati per contrastare la frequenza e l’intensità delle reazioni allergiche, si possono includere gli integratori naturali. Non si tratta di farmaci, evidentemente, ma di prodotti che nascono dalla ricerca nutraceutica. Contengono sostanze naturali che normalmente fanno parte dell’alimentazione dell’uomo, elementi che vengono utilizzati a scopo ‘farmaceutico’. Pur non trattandosi di farmaci, per i quali occorre la prescrizione del medico, gli integratori offrono un valido sostegno alle terapie anti-allergie.

Biolife Reishi è un prodotto estremamente efficace, poiché agisce sul sistema immunitario, migliorando le sue prestazioni. Biolife Reishi è un integratore potenziato, negli effetti, poiché titolato al 50% in polisaccaridi. È in capsule vegetali, contenute in un flacone in vetro farmaceutico, per una maggiore ecosostenibilità. Poiché totalmente vegetale, è adatto anche a chi segue un regime alimentare vegano.

A cosa serve Biolife Reishi (a base di Ganoderma lucidum di qualità o Reishi, fungo dalle numerose proprietà)

  • Aumenta le difese immunitarie, quindi è utile nel contrastare infezioni virali e batteriche grazie al contenuto di polisaccaridi, e nello specifico dei beta-glucani.
  • Agisce come un vero e proprio antinfiammatorio, “cortison-like”.
  • È utile anche per contrastare i disturbi legati alle reazioni allergiche, essendo in grado di eliminare gli anticorpi allergici patologici, le immunoglobuline E.
  • Un altro studio ha confermato la presenza di almeno quattro sostanze, note come triterpenoidi, che proteggono il fegato.
  • Il Reishi  è utile per ridurre gli stati ansiosi e l’insonnia.
  • Grandi risultati sono stati ottenuti anche sull’apparato cardiovascolare: il Reishi sembrerebbe utile per la prevenzione e cura delle malattie cardiovascolari, in particolare nelle extrasistoli e nelle tachicardie.
  • Promuove le funzioni sessuali femminili: stimola le ovaie a produrre gli ormoni femminili carenti e le cellule dell’apparato femminile a migliorarne la sensibilità all’azione ormonale. Pertanto, può risultare utile in caso di irregolarità mestruali, infertilità, ovaio policistico e menopausa.

L’integratore non ha bisogno di ricetta per l’acquisto, ma è sempre bene informare il medico di base dell’eventuale assunzione di prodotti nutraceutici e/o farmaci da banco, soprattutto se si segue una terapia medica.

Fonti: Arpa; MSD; Corriere della Sera; IRCCS Ospedale San Raffaele; ISS e Ministero della Salute.  

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