La miosite autoimmune è una malattia reumatica che interessa principalmente i muscoli oppure i muscoli in abbinamento alla cute, in tal caso si parla di dermatomiosite.
Essa si caratterizza per un’infiammazione e una degenerazione progressiva dei muscoli, con debolezza (ipostenia), dolore diffuso, atrofia e fibrosi muscolare, specie nei pressi delle articolazioni. L’infiammazione muscolare può essere diagnosticata per mezzo di un esame istologico della biopsia muscolare. La debolezza muscolare si sviluppa nell’arco di settimane o mesi ed è particolarmente evidente a livello di braccia e gambe. In alcune forme della malattia possono essere colpiti anche i muscoli faringei della deglutizione come quelli necessari per la respirazione. In quest’ultimo caso il soggetto può sviluppare problemi di respirazione e infiammazione polmonare (particolarmente nelle dermatomiositi e negli anziani).
I soggetti che sviluppano la miosite autoimmune presentano spesso un’associazione con alcuni HLA, quindi sono predisposti geneticamente all’insorgenza della malattia. La causa scatenante, senza la quale la malattia rimarrebbe latente, può essere un’infezione virale o la presenza di un tumore maligno. Se la causa non è nota, come spesso accade, si parla di malattia idiopatica. Le forme idiopatiche più diffuse sono la polimiosite, la dermatomiosite e la miosite a corpi inclusi (IBM, inclusion body myositis).
Il danno muscolare causato alla miosite è mediato dai linfociti T citotossici CD8+, che aggrediscono le fibre muscolari insieme ai macrofagi causando vari gradi di infiammazione e atrofia. I muscoli particolarmente interessati dalla malattia sono quelli scheletrici come cuore, esofago, faringe e polmoni, mentre quelli periferici di mani, piedi e viso sono colpiti in misura minore.
La medicina tradizionale affronta la miosite autoimmune con i farmaci immunosoppressori, corticosteroidi e immunoglobuline, che hanno lo scopo di sopprimere l’azione dei linfociti controllando sia l’infiammazione sia la degenerazione muscolare. Questa malattia può essere molto pericolosa e portare anche ad un’invalidità permanente a causa della morte delle cellule muscolari. Nel 75% dei casi di miosite autoimmune i pazienti devono ricorrere ad una terapia immunosoppressiva, con i pro e i contro che ciò comporta.
Ad oggi non esiste una cura risolutiva, così come non esistono farmaci immunosoppressori veri e propri ma alcune miscele di molecole che agiscono nello stesso modo. La difficoltà di trovare una terapia specifica ed efficace per la miosite è insita nella complessità del sistema immunitario, che è in continua evoluzione anche nei suoi rapporti con le patologie sistemiche.
Vi è la necessità di trovare un rapporto di equilibrio tra l’attività immunitaria, necessaria all’organismo per proteggersi da eventuali malattie e la necessità di arginare questa stessa attività quando, come nei casi di miosite autoimmune, è il sistema difensivo ad attaccare e danneggiare i tessuti propri dell’organismo.
Gli immunomodulanti, siano essi farmaci oppure molecole fitoterapiche, hanno la funzione di stimolare e regolare il sistema immunitario. Ad oggi non esistono ancora dei farmaci davvero immunostimolanti e si utilizzano dei composti che sembrano avere un effetto di questo tipo.
La medicina naturale, al contrario di ciò che comunemente si può pensare, opera in parallelo alla medicina tradizionale e non in contrapposizione con essa, isolando delle molecole in grado di agire da coadiuvanti dei farmaci utilizzati nel trattamento della miosite autoimmune.
Alcune molecole nutraceutiche come l’AHCC possono avere un’azione benefica nei confronti delle malattie infiammatorie. L’infiammazione è, infatti, il sintomo principale delle malattie autoimmuni. Essa può danneggiare i tessuti e richiamare altre cellule in grado di perpetuare la flogosi e il danno.
L’AHCC è una molecola di origine fungina che agisce sul sistema immunitario in un modo non ancora del tutto noto. E’ un immunomodulante naturale composto da una miscela di frazioni attive di glucani che rafforzano e supportano l’attività del sistema immunitario, come dimostrato da alcuni studi clinici.
AHCC è in grado di regolare il numero e le funzioni delle cellule immunitarie Natural Killer (NK) e T, grazie all’aumento delle citochine e la stimolazione del sistema immunitario. Si è osservato come le cellule T, in soggetti che avevano assunto l’AHCC, producevano più IFN-gamma e TNF-alfa rispetto ai valori basali ed il loro aumento è rimasto costante anche dopo l’interruzione dell’assunzione.
In un altro importante studio giapponese che aveva come obiettivo la valutazione degli effetti dei glucani attivi sulla risposta del sistema immunitario, ha provato come l’assunzione di AHCC avesse di fatto aumentato il livello di cellule dendritiche, coinvolte nell’immunità specifica.
Tutti gli studi finora effettuati su AHCC sono la base per comprendere meglio in futuro i meccanismi immuno-mediati che caratterizzano la molecola e le possibili implicazioni cliniche.
I linfociti T, che compongono l’immunità adattativa, che permette al corpo di difendersi dai microrganismi e dalle neoplasie maligne, nelle malattie autoimmuni sono la classe cellulare più pericolosa.
I linfociti T CD8+, in particolare, possiedono enzimi citotossici che uccidono le cellule bersaglio. Uno studio riporta che gli oligosaccaridi contenuti in AHCC sono in grado di influenzare questa risposta citotossica.
In soggetti sani, la somministrazione quotidiana di AHCC, è in grado di influenzare l’aumento del numero di macrofagi e cellule dendritiche, nonchè la frequenza dei linfociti T CD4+ e CD8+, che producono citochine come TNF-alfa, IL-17 e IL-8 attraverso la modulazione delle pathways NFkB e MAPK. Nel complesso, i dati supportano il fatto che AHCC può modificare l’attività delle cellule T, attivando le cellule immunitarie innate le quali possiedono la capacità di promuovere l’attivazione delle cellule T.
Alla luce delle evidenze scientifiche, la molecola di AHCC pare avere un’azione di stimolazione immunitaria a diversi livelli, riuscendo a produrre citochine.
Attenzione però: la somministrazione di AHCC in soggetti affetti da miosite autoimmune richiede cautela. L’AHCC, infati, stimola la secrezione di TNF-alfa, uno dei bersagli preferiti dalle malattie autoimmuni. Pirma di iniziare un ciclo di terapia naturale a base di AHCC, è quindi sempre consigliabile rivolgersi al proprio medico di fiducia per verifica l’esistenza di eventuali controindicazioni e che non vi siano interazioni con i farmaci prescritti.
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